Nuove “Linee Guida” sulla vulvovaginite da candida

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Nuove “Linee Guida” sulla vulvovaginite da candida

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La letteratura riporta importanti aggiornamenti delle linee guida (BASHH National Guidelines 2019) sulla vulvovaginite da candida. E’ sempre necessario valutare lo stile di vita e le corrette abitudini igieniche come l’uso di saponi, prodotti profumati, lavande, uso di attrezzatura da ginnastica umida o bagnata, ecc.

Molti comportamenti infatti possono danneggiare il microbioma vaginale e causare una vulvovaginite da candida o peggiorare i sintomi vulvovaginali. Esistono molti tipi di trattamenti orali, intravaginali e topici esterni efficaci sia per la candidosi vulvovaginale che anche per altri tipi di infezione. Tuttavia le pazienti con sintomi ricorrenti possono richiedere un regime di trattamento prolungato. Nelle pazienti più anziane i sintomi vulvovaginali possono essere indicativi della sindrome genitourinaria della menopausa (SGM). In questi casi l’esame visivo mediante COLPOSCOPIA dell’area vulvovaginale aiuterà ad individuare qualsiasi cambiamento sospetto per rischio di neoplasia, come quelli correlati al Lichen sclerosus cronico.

E’ importante controllare le labbra esterne alla ricerca di eritema, escoriazioni o fissurazioni, e cercare una secrezione densa tipo “ricottina”, tipicamente di colore bianco, ma che a volte può essere anche giallastro o verdastro. E’ importante sapere che cosa la donna usa per lavare la regione vulvare, se sta usando nuovi detergenti o prodotti per il bagno, se ha fatto recentemente un trattamento antibiotico o nuove attività o esercizi fisici.

DIAGNOSI

Per la diagnosi di laboratorio spesso è sufficiente un vetrino a fresco, e la visualizzazione al microscopio di lieviti, pseudoife o ife è diagnostica. Tuttavia nei casi di vulvovaginite da candida resistente al trattamento o ricorrente è necessaria una coltura. Il test PCR ha un’elevata sensibilità e specificità, ma il costo è più elevato. Se la paziente è sessualmente attiva, deve sempre eseguire anche uno screening delle malattie sessualmente trasmissibili (MST). 

TERAPIA MEDICA

La terapia offre numerose opzioni orali e topiche, il fluconazolo per bocca (di solito in dose singola o ripetuta con tempistiche definite) e/o un farmaco antimicotico azolo per via intravaginale. Bisogna far attenzione ai farmaci azoli da banco disponibili che possono contenere conservanti o altre sostanze chimiche che possono peggiorare i sintomi. 

STILE DI VITA

Sono utili cambiamenti nello stile di vita: 

  • usare solo acqua per lavare la zona vulvovaginale
  • non indossare indumenti bagnati o costumi da bagno
  • evitare prodotti mestruali profumati. 

Il trattamento del partner sessuale di solito non è necessario, ma bisogna considerare che se il partner ha un pene non circonciso il lievito può nascondersi sotto il prepuzio. 

Le attuali linee guida BASHH del 2019 indicano che non ci sono prove per il trattamento di routine di partner maschi asintomatici nella candidosi vaginale acuta o ricorrente (Grado di evidenza 1A).

Sia la candidosi che la vaginosi batterica devono essere trattate in gravidanza. Tuttavia per la con candidosi di pazienti in gravidanza, durante il primo trimestre si preferisce il trattamento vaginale al fluconazolo orale. Infatti sono stati segnalati casi di malformazione fetale con alte dosi di fluconazolo per periodi prolungati (da 400 a 1200 mg / die) nel primo trimestre. Tuttavia secondo l’opinione degli esperti una singola dose orale di fluconazolo da 150 mg è accettabile per la maggior parte delle donne in gravidanza.

CANDIDOSI VAGINALE RICORRENTE

Cosa dobbiamo fare in caso di candidosi ricorrente? Rivalutiamo lo stile di vita e i potenziali fattori di rischio, come il diabete e la possibile presenza di altre malattie sessualmente trasmissibili. Se la donna ha più di 3 infezioni all’anno, può essere necessaria una terapia soppressiva o un trattamento prolungato. Ciò potrebbe richiedere una terapia orale o topica / intravaginale. Bisogna trattare prima l’infezione acuta, quindi si deve somministrare fluconazolo orale ogni settimana per un massimo di 16 settimane. A volte 6 settimane sono sufficienti. Le linee guida BASHH menzionano il trattamento settimanale per un massimo di 6 mesi.

TERAPIE ALTERNATIVE

Le capsule vaginali di acido borico sembrano efficaci per le pazienti con candidosi ricorrente che non hanno tratto giovamento dai trattamenti tradizionali. Si raccomanda di inserire una supposta vaginale ogni notte per due settimane. Per altri rimedi come ovuli o candelette intravaginali di lactobacillus, yogurt, olio di melaleuca (tea tree oil), aglio ecc. mancano reali prove di efficacia e potrebbero peggiorare i sintomi.

FONTE:

British Association for Sexual Health and HIV (BASHH ) National Guideline for the Management of vulvovaginal candidiasis (2019) Guideline Development Group: Cara Saxon (Lead Author) et al., International Journal of STD & AIDS 2020, Vol. 31(12) 1124–1144

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