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Terapia sostitutiva

Tempo di lettura: 5 minuti

In questa sezione troverai le risposte ad alcuni degli interrogativi più comuni e conoscere di più la menopausa e la terapia ormonale ti aiuterà a migliorare la qualità della tua vita.

Che cos’è la menopausa?
La menopausa é una fase naturale della vita della donna, che si manifesta attraverso la cessazione della mestruazioni, nella quale si verificano alcuni significativi cambiamenti, sia fisici che emozionali. In particolare è quel momento della vita in cui cessano le mestruazioni e la donna non è più in grado di avere una gravidanza.

Perchè parlare della menopausa ?
Al giorno d’oggi l’aspettativa di vita di una donna è di circa 78 anni, mentre l’età media della menopausa é intorno a 50 anni: pertanto una donna può vivere più di un terzo della propria esistenza con le conseguenze della menopausa. Il periodo che precede e che segue l’ultima mestruazione è chiamato “climaterio“.

Che cosa succede al tuo corpo durante il climaterio?
Le ovaie producono in misura progressivamente inferiore gli ormoni che mantengono l’attività del sistema riproduttivo femminile. La produzione di progesterone diminuisce molto tempo prima dell’ultima mestruazione, contemporaneamente anche gli estrogeni si riducono progressivamente ed i cicli mestruali si fanno via via più irregolari fino a scomparire del tutto.
Questa graduale diminuzione degli estrogeni è la causa della comparsa di un serie di sintomi e disturbi la cui intensità tende ad aumentare man mano che ci si avvicina alla menopausa. La rimozione chirurgica delle ovaie ne comporta l’inizio immediato.

I sintomi più comuni della menopausa possono presentarsi sotto varie forme:

Fisici: vampate di calore, sudorazione notturna, insonnia, diminuzione della concentrazione, secchezza vaginale, dolore durante i rapporti

Psichici: cambiamenti di umore, irritabilità, ansia, depressione, diminuzione del desiderio sessuale

Il deficit di estrogeni espone inoltre ad un aumentato rischio di patologie cardiovascolari (ipertensione, ictus, infarto) e di osteoporosi (rarefazione ed indebolimento del tessuto osseo).

Circa un terzo delle donne non ha mai avuto questi problemi, ma la maggior parte delle donne presentano cambiamenti della sfera emotiva che possono ripercuotersi sull’attività di lavoro sui rapporti con gli altri. Molte donne diventano depresse e perdono la stima in sé stesse. Se tutti questi sintomi modificano la qualità della tua vita non esitare a consultare un medico che possa aiutarti a risolvere i tuoi problemi.
Nel complesso questi sintomi possono durare dai 3 ai 5 anni. Ogni donna è differente e non è possibile dire con esattezza quanto dureranno o quanto saranno gravi: possono scomparire nell’arco di qualche mese oppure durare per più di 10 anni se non sono adeguatamente trattati.
La cosa più importante da ricordare è che tutti questi sintomi sono reali anche se non tutte le donne li avvertono con la stesse intensità. Se adeguatamente trattati è possibile che la maggior parte di questi sintomi possa scomparire, tuttavia i rischi legati all’osteoporosi e alla patologia cardiovascolare, qualora non adeguatamente controllati, possono aggravarsi nel tempo.

I cambiamenti dell’umore
Vampate di calore e sudorazioni notturne spesso costringono la donna ad alzarsi più volte durante la notte rendendola stanca ed irritabile; inoltre spesso compaiono facile affaticabilità, apatia, incapacità ad affrontare i problemi e tendenza alla depressione.

Menopausa e vita sessuale
La carenza estrogenica causa modificazioni fisiche quali: secchezza vaginale, accorciamento e restringimento dei tessuti vaginali che diventano quindi più fragili e sottili. A volte questo può comportare difficoltà nei rapporti sessuali e quindi modificazioni o addirittura sospensione della vita sessuale.

Menopausa e malattie cardiovascolari
Le malattie cardiovascolari sono la causa di morte più frequente nelle donne in postmenopausa. La causa sembra essere dovuta alla perdita degli estrogeni. Prima della menopausa gli estrogeni proteggono la donna contro le malattie di cuore, in parte attraverso una diminuzione dei livelli circolanti di colesterolo. Dopo la menopausa viene meno questo effetto protettivo degli estrogeni. Molti studi hanno dimostrato che la terapia sostitutiva con estrogeni diminuisce del 50% il rischio di malattie cardiovascolari.

Menopausa e osteoporosi
La diminuzione degli estrogeni dopo la menopausa è accompagnata da un aumento dei processi che fisiologicamente stimolano il riassorbimento dell’osso. Si verifica pertanto una diminuzione della resistenza dell’osso che diventa così più fragile e facile alle fratture. L’osteoporosi diviene clinicamente manifesta quando la progressiva rarefazione del tessuto osseo rende lo scheletro inadeguato a sopportare le sollecitazioni meccaniche a cui viene sottoposto. Più del 50% delle donne sopra i 75 anni presentano fratture ossee causate dall’osteoporosi, soprattutto a carico del polso, femore e colonna vertebrale. Le conseguenze dell’osteoporosi possono quindi essere serie e pertanto la diagnosi precoce e la terapia preventiva sono sicuramente consigliabili nelle donne a rischio.

Donne a rischio per osteoporosi:

  • Età avanzata e donne di età oltre i 65 anni ed in menopausa da almeno 10 anni
  • Costituzione magra (donne in postmenopausa con ridotto peso corporeo inferiore a 57 kg o con indice di massa corporea <19 Kg/m²)
  • Donne in postmenopausa con storia familiare di osteoporosi o di fratture non dovute a traumi efficienti e verificatesi prima dei 75 anni di età
  • Menopausa precoce o chirurgica (inferiore a 45 anni)
  • Terapia cortisonica di lunga durata (oltre 3 mesi)
  • Pregresso riscontro di osteoporosi (con indagine radiologica e/o densitometrica), presenza di condizioni  associate ad osteoporosi(*), precedenti fratture non dovute a traumi efficienti
  • Insufficiente apporto di calcio con la dieta*
  • Scarsa attività fisica*
  • Fumo di sigaretta*
  • Abuso di alcool*

Diagnosi precoce: densitometria ossea
L’indagine diagnostica di riferimento è la densitometria o MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata), metodica innocua, di facile esecuzione e di costo relativamente contenuto, che consente di misurare in modo accurato e preciso la massa e la densità minerale ossea, considerata un importante fattore della resistenza meccanica dell’osso.
Il risultato della densitometria, se patologico, va sempre fatto seguire da una valutazione più complessiva che può o meno consentire di formulare la diagnosi della malattia. Attualmente l’esame di riferimento per la diagnosi densitometrica di osteoporosi è rappresentato dalla densitometria del femore e della colonna lombare con valore predittivo del rischio di frattura più elevato se viene misurato il sito specifico. Anche se in misura inferiore, la valutazione densitometrica a raggi X di siti periferici (polso, calcagno) è comunque predittiva di fratture in sedi scheletriche clinicamente più rilevanti quali quelle vertebrali e di femore.
La densitometria della colonna lombare è preferita nel monitoraggio della massa ossea postmenopausale o in corso di terapia cortisonica. Il sito lombare è tuttavia poco accurato nelle persone anziane per l’interferenza di osteofiti vertebrali, calcificazioni extra-scheletriche o, paradossalmente, per esiti di frattura. Per questo motivo e per la maggiore capacità predittiva della frattura in quella sede, la valutazione della densità femorale può essere preferibile dopo i 65 anni.

Quando fare la densitometria
Non c’è accordo sull’utilità di far eseguire uno screening generalizzato del rischio di osteoporosi con l’esame densitometrico a tutte le donne in menopausa, in quanto i benefici connessi al trattamento sono molto superiori ai rischi ed ai costi connessi all’indagine diagnostica. Esiste invece ampio consenso nel consigliare l’indagine densitometrica solo su base individuale ed in considerazione dell’età e della presenza di fattori di rischio.

In linea generale tutte le donne in menopausa con fattori di rischio aggiuntivi, dovrebbero effettuare una MOC ad intervalli di uno-due anni ed iniziare una terapia farmacologica se la perdita ossea annua supera il 3% corporeo totale.

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