Dolore pelvico: screening e diagnosi
24 Ottobre 2014
Dolore pelvico: segni e sintomi
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Dolore pelvico: cause

Tempo di lettura: 6 minuti

Diversi problemi ginecologici possono essere fonte di dolore pelvico cronico. Tuttavia, anche altre malattie, come la sindrome dell’intestino irritabile e la cistite interstiziale, possono causare dolore pelvico. Inoltre, fattori psicologici possono contribuire all’origine e alla percezione del dolore.

Alcune delle cause più comuni di dolore pelvico cronico sono:

Dismenorrea (mestruazione dolorosa) La dismenorrea primaria compare nella tarda adolescenza ed è caratterizzata da dolore ricorrente acuto nel basso ventre con comparsa e durata di solito nei primi tre giorni del ciclo mestruale. Questo dolore è causato dalle normali contrazioni uterine indotte dalle prostaglandine. La dismenorrea secondaria può essere dovuta o a cause intrauterine o a patologie extrauterine (es. endometriosi, congestione pelvica, infezioni pelviche etc.) che provocano modificazioni del flusso ematico, alterazione della pressione sanguigna in quel distretto o irritazione degli organi pelvici.

Endometriosi. Le pazienti affette da endometriosi hanno come sintomi principali il dolore pelvico cronico, la dismenorrea, la dispareunia (dolore ai rapporti), il disagio rettale. L’endometriosi è una condizione in cui tessuto proveniente dalla mucosa uterina (endometrio) si sviluppa al di fuori dell’utero. Questi depositi di tessuto endometriale rispondono al ciclo mestruale, così come fa l’endometrio: ispessimento, sfaldamento e sanguinamento ogni mese quando i livelli ormonali aumentano e poi cadono. Poichè questo accade al di fuori dell’utero, il sangue e i tessuti non possono uscire dal corpo attraverso la vagina e restano intrappolati all’interno dell’addome. Questo può portare alla formazione di cisti e di aderenze (bande fibrose di tessuto cicatriziale) che provocano dolore per l’impianto dei focolai di endometriosi in prossimità delle terminazioni nervose dei rami del nervo pudendo, il principale nervo sensitivo della pelvi femminile. L’intensità del dolore non è correlato con le dimensioni dell’impianto endometriosico e con la stadiazione della malattia. La diagnosi definitiva può essere eseguita con sufficiente certezza tramite l’ecografia pelvica vaginale, la risonanza magnetica nucleare con contrasto o tramite la laparoscopia. Livelli sierici elevati dell’antigene Ca 125 possono essere correlati con la diffusione della malattia.

Aderenze pelviche. Il dolore pelvico dovuto alle aderenze è un dolore irregolare, non legato al ciclo mestruale e spesso aggravato dall’attività fisica e dall’irregolarità intestinale.

Tensione nei muscoli del pavimento pelvico. Spasmi o tensione dei muscoli del pavimento pelvico possono portare a dolori pelvici ricorrenti, che non cambiano con i cambiamenti del ciclo mestruale, spesso s’irradiano all’anca e alle cosce e sono accompagnati da una diminuzione del tono muscolare addominale e pelvico.

Malattia infiammatoria pelvica (PID). Può verificarsi se un’infezione pelvica (es. endometrite, ascesso tubo-ovarico, salpingite, peritonite etc), spesso trasmessa per via sessuale, provoca cicatrici e aderenze che coinvolgono gli organi pelvici. Tale sindrome, che spesso può avere una sintomatologia vaga e sfumata, può determinare complicazioni come l’infertilità. La sua diagnosi è affidata agli esami colturali, cervicali e vaginali. Le infezioni delle salpingi debbono avvalersi per la loro diagnosi dell’ecografia, della RMN o della laparoscopia. I principali responsabili delle infezioni tubariche sono il gonococco e la chlamydia. Altri microrganismi che possono determinare tali infezioni sono l’ureaplasma urealitico, il mycoplasma, l’haemophilus influenzae, la gardnerella vaginalis. Circa l’80% di donne affette da chlamydia sono asintomatiche. Le colture cervicali tramite anticorpi e tecniche di immunoflorescenza e DNA sono in grado di diagnosticare dal 60% al 90% delle infezioni. Le prove di amplificazione genetica riconoscono tra il 90% e il 95% delle infezioni.

Endometrite. E’ l’infezione dell’endometrio, la mucosa che riveste l’interno della cavità uterina, causata dagli stessi germi patogeni della PID che risalgono all’interno dell’utero. I sintomi principali sono costituiti da sanguinamento uterino anormale, piccoli rialzi febbrili e un aumento delle perdite vaginali con scarso dolore pelvico. L’utilizzo della spirale (IUD) può aumentare il rischio di endometrite e di flogosi pelvica.

Ascesso tubo ovarico. L’ascesso tubo ovarico è spesso una manifestazione della PID, che solitamente si può verificare nel periodo post partum e postoperatorio. Anche l’utilizzo della spirale (IUD) può aumentare il rischio dell’ascesso del tubo ovarico. Spesso vi è una sintomatologia scarsa, con la presenza alla visita ginecologica di un annesso aumentato di volume, pastoso e dolente. L’ecografia è fondamentale per la diagnosi di tale patologia.

Sindrome della congestione pelvica. Questa è una condizione che può essere causata da varici venose congeste che circondano l’utero e le ovaie (varicocele pelvico). Spesso la la presenza e l’importanza delle varici pelviche sono sopravvalutate e ritardano la ricerca della vera causa di dolore pelvico.

Cisti ovariche. Le donne affette da cisti ovariche possono essere asintomatiche o presentare un dolore pelvico sordo localizzato dal lato della cisti. La torsione del peduncolo della cisti può provocare dolore acuto o intermittente accompagnato da nausea, vomito, diarrea o leucocitosi. Spesso vi è un ritardo del ciclo mestruale e l’ecografia è fondamentale per diagnosticare tale patologia.

Ovaio residuo. Durante l’intervento d’isterectomia totale si può decidere di lasciare o meno una o entrambe le ovaie, oppure un piccolo pezzo di ovaio può essere lasciato  all’interno e questo può, successivamente, sviluppare piccole, dolorose cisti.

Fibromi. Queste neoformazioni uterine, non cancerose, possono causare pressione o sensazione di pesantezza nella parte inferiore dell’addome. Essi causano raramente dolore acuto, a meno che non vadano in necrosi (all’interno del fibroma si forma un’area di morte cellulare colliquativa per insufficienza vascolare), cioè cominciano a morire (degenerare). Possono invece più frequentemente causare dispareunia, dismenorrea, emorragia mestruale o/e intermestruale. L’ecografia pelvica è il mezzo diagnostico di scelta per tale patologia. Se, in controlli seriati nel tempo, il fibroma non aumenta di volume e non dà forte sintomatologia non è necessaria l’asportazione; mentre se cresce e dà una sintomatologia consistente, l’asportazione chirurgica diviene necessaria. Raramente, accade soprattutto se di grosso volume o a rapida crescita, può degenerare nel leiomiosarcoma, la forma maligna.

Sindrome dell’intestino irritabile. Sintomi associati alla sindrome dell’intestino irritabile – gonfiore addominale, stitichezza o diarrea – possono essere fonte di dolore pelvico e senso di pesantezza e pressione pelvica. La sintomatologia ginecologica è spesso associata alla sensazione di svuotamento incompleto dell’alvo e fuoriuscita di muco dall’ano. In questa sindrome sono associati fattori psicologici e sociali quali la depressione, l’ansia e l’abuso nell’infanzia.

Diverticolite. Questa condizione infiammatoria del colon aumenta con l’aumentare dell’età e può condurre alla formazione di ascessi all’interno dei recessi diverticolari. Oltre al dolore pelvico, di solito maggiore a sinistra della pelvi, la paziente può presentare o diarrea o stipsi accompagnata a secrezione mucosa o ematica nell’evacuazione.

Morbo di Crohn. La sintomatologia del morbo di Crohn somiglia a quella della sindrome da intestino irritabile. Il dolore addominale è più frequente nel Crohn che nella colite ulcerosa. Circa il 90% dei pazienti con malattia di Crohn presenta diarrea mista a sangue. I pazienti con colite ulcerosa soffrono di crampi al colon che spesso si risolvono dopo evacuazione stimolata farmacologicamente.

Infezioni del tratto urinario. Le pazienti con infezioni del basso tratto urinario (cistiti, uretriti) presentano dolore sovrapubico associato con sintomi urinari irritativi come pollachiuria (minzione frequente), urgenza alla minzione, difficoltà a urinare. Tali sintomi spesso aumentano dopo un rapporto sessuale.

Sindrome uretrale. Tale sindrome è caratterizzata dai sintomi irritativi urinari. E’ molto più frequente nelle donne, l’agente principale di tale sindrome è la chlamydia trachomatis che si riscontra nell’uretra.

Pielonefrite acuta. Questa è un’infezione ascendente del tratto urinario caratterizzata da febbre, dolore al fianco e sintomi irritativi urinari e può essere accompagnata da nausea, vomito, diarrea e febbre. L’esame delle urine e l’urinocoltura positiva confermano la diagnosi.

Calcolosi renale. Un improvviso dolore acuto al fianco che s’irradia all’addome anteriore è il sintomo più comune della calcolosi urinaria. Il dolore è estremamente severo accompagnato da nausea e vomito.

Cistite interstiziale. L’infiammazione cronica della vescica e un frequente bisogno di urinare caratterizzano la cistite interstiziale. Anche se la sua causa esatta è ignota, generalmente si pensa a un’eziologia autoimmune. E’ un’affezione sottostimata dalle donne con dolore pelvico, infatti solo il 20% delle cistiti interstiziali vengono correttamente diagnosticate. Il dolore pelvico e soprapubico, la pollachiuria (minzione frequente) e l’urgenza alla minzione, la difficoltà a urinare e l’ematuria sono i sintomi più comuni di tale malattia. Il dolore pelvico si può verificare più frequentemente quando la vescica si riempie e può migliorare temporaneamente dopo aver svuotato completamente la vescica. La nicturia (bisogno di urinare la notte) è talmente frequente che la sua assenza porta spesso a una diagnosi diversa. L’esame principale per diagnosticarla è la cistoscopia.

Prolasso utero-vaginale. Questa alterazione delle strutture di supporto dell’apparato genitale interno generalmente non causa dolore pelvico vero e proprio, ma la sintomatologia consiste piuttosto nel sentire qualcosa di estraneo nel tratto vaginale o nell’incompleto svuotamento della vescica o dell’intestino.

Fattori psicologici. Se siete depresse, sottoposte a stress cronico o siete state abusate sessualmente o fisicamente, può essere più probabile che proviate dolore pelvico cronico. La sofferenza emotiva fa peggiorare il dolore, come pure vivere con un dolore cronico rende peggiore lo stress emotivo. Così il dolore cronico e il disagio emotivo spesso si ritrovano collegati in un circolo vizioso.

Abuso sessuale e fisico. Donne che hanno subito abusi sessuale o fisici durante l’infanzia presentano quattro volte più dolore pelvico e dispareunia rispetto al campione normale, così come dolori a carico dell’apparato urinario. L’entità della sindrome dolorosa e l’estensione del dolore è direttamente proporzionale alla gravità dell’abuso subito.

Quando consultare il medico
In caso di dolore cronico, può essere difficile sapere quando si dovrebbe andare dal medico. In generale, bisogna fissare un appuntamento con il medico se il dolore pelvico sconvolge la vita di ogni giorno, o se i sintomi sembrano peggiorare.

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